Le colonne sonore di “Midnight in Paris” risuonano nelle mie orecchie e mi riportano a Parigi. Non nella Parigi degli anni ‘20 (conoscete il film, vero?), ma al viaggio che, insieme a Ignazio, ho intrapreso ad Ottobre 2018.
Parlare di Parigi è semplice e difficile allo stesso tempo.
Per raccontarla basterebbe accennare agli innamorati ai piedi della torre Eiffel, ai cafè colmi di gente o agli artisti di strada di Montmartre. Ma, come dicevo, parlarne è difficile allo stesso tempo se non si vuole rischiare di essere banali. Come se una città potesse mai essere banale…
Parigi è il più romantico dei cliché, ma una tappa imperdibile per tutti gli amanti delle capitali europee e del mondo.
Se dicessi che il viaggio sia stato esattamente come me l’aspettavo, mentirei.
Ma è proprio questo che mi aspetto dai miei viaggi: pretendo di essere sorpresa, di assumere punti di vista differenti, di mettere in gioco tutte le mie convinzioni.
Quando sono arrivata a Parigi, a metà ottobre, era in corso la Fête des Vendanges de Montmartre (la festa della Vendemmia di Montmartre). Il festival si svolgeva nei pressi del Sacro Cuore e ogni stand vendeva vino proveniente dalle varie regioni della Francia.
C’era il vino, la musica e una moltitudine di gente.
Con due calici e un tagliere di salame abbiamo preso posto tra la distesa di persone ammassata sui gradini del Sacro Cuore, immergendoci in una palpabile atmosfera di festa e rilassatezza. Ho creduto che quello fosse il benvenuto che la capitale francese stesse riservando proprio a me.
Sui gradini del Sacro Cuore siamo tornati alla fine del viaggio, esattamente alla vigilia del mio compleanno. Dopo una lenta passeggiata nel quartiere di Montmartre, tra i disegnatori di caricature, le insegne dei negozietti, l’onnipresente odore di crêpes e la musica degli artisti di strada si giunge ai piedi di questa magnificente chiesa e si è inevitabilmente catturati dalla sua imponenza che ricorda a tratti il Taj Mahal e il palazzo del sultano di Aladdin.
Seduti sui suoi gradini tantissimi turisti ammirano lo spettacolo della città dall’alto.
Come sospesi.
Quei gradini sono un luogo che è un non luogo: una terra di mezzo tra la chiesa alle sue spalle e le luci della città. Ed è proprio quando il sole inizia a tramontare e si accendono le luci che inizia la magia.
La città si accende mentre il Sacro Cuore la sorveglia e protegge dall’alto, come un gigante silenzioso.
Era la sera del 16 Ottobre 2018, un musicista suonava la sua chitarra e sentivo di essere nel posto giusto.
Quelli trascorsi tra il nostro arrivo a Parigi e l’ultima notte sui gradini del Sacro Cuore sono stati giorni frenetici, ma non troppo. Una parte di me intendeva stilare un fittissimo itinerario di cose da fare e vedere per non perdere niente di quello che la città avrebbe potuto offrirci, ma ultimamente ho capito come assaporare pienamente ogni singolo momento sia l’unica cosa che conti. E così stare seduti sui gradini ad osservare la città è stato per me parte imprescindibile del viaggio. Contemplare per almeno dieci minuti la statua di Amore e Psiche è stato più importante che revisionare ogni singola opera presente all’interno del museo del Louvre. Girovagare nella sala che accoglie le opere di Van Gogh al museo d’Orsay e rivivere uno degli episodi più belli ed emozionanti di Doctor Who ha compensato la delusione di non poter avere accesso a “l’origine del mondo”.
Parigi è il più romantico dei cliché e tra immancabili cliché e momenti di assoluta spensieratezza abbiamo trascorso dei giorni indimenticabili nella capitale francese.