Il mercato del Capo non è un semplice mercato. Al suo interno custodice un tesoro inestimabile, una storia centenaria legata al mondo dell’arte e della tradizione familiare.
Il mercato del Capo
Nel cuore del quartiere Monte di Pietà si trova il mercato del Capo, un mercato fino a poco tempo fa meno conosciuto dai turisti rispetto ai fratelli “Ballarò” e “Vucciria”.
Percorrendo via Volturno, regno incontrastato dei posteggiatori abusivi, quasi a metà tra il tribunale di Palermo ed il teatro Massimo ci si trova innanzi a Porta Carini. La porta non è solo testimonianza di uno degli antichi ingressi nella città, ma una sorta di passaggio mitologico, dove colori, profumi e urla dei venditori ambulanti si tengono per mano in una seducente danza.
Il mercato del Capo, come gli altri mercati cittadini, è meta di palermitani, ma anche di turisti che scelgono di acquistare prodotti freschi come pesce, carne, spezie o verdure per realizzare piatti prelibati, magari cercando di emulare la cucina palermitana. Il mercato offre anche la possibilità di mangiare in loco le pietanze più tipiche: panelle, sfincione, pasta al forno e melanzane in tutte le salse.
La pupa del Capo
In via Sant’Agostino è ubicato, o almeno lo era fino al 2013, uno dei simboli dell’intero mercato: a pupa ru Capo. Un mosaico in stile liberty che rappresenta la dea Demetra circondata da spighe di grano e che è stato donato a Vincenza e Salvatore Morello, titolare del panificio Morello, nei primissimi anni del 900. Per cento anni la Pupa del Capo ha accolto i clienti del panificio, fino a quando quest’ultimo nel 2013 è stato sopraffatto dalla crisi. Temendo atti di vandalismo, il mosaico originale della Dea e l’insegna che recita “Panificio S Morello” sono stati prelevati e restaurati dalla soprintendenza ai Beni Culturali e dall’associazione Salvare Palermo e custoditi da allora all’interno del Palazzo Ajutamicristo, dove rimarranno fino a quando i lavori di restauro di Palazzo Sere, l’edificio barocco che ospita l’ex panificio, non saranno completati. In Via Sant’Agostino, potete oggi trovare un panello che sostituisce l’opera originale.